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Addio a Yasuo Otsuka, papà di Lupin III

E’ morto lo scorso 15 marzo Yasuo Otsuka, il padre di Lupin III, personaggio che ha accompagnato l’infanzia o l’adolescenza di tanti di noi. 89 anni e passione e creatività da vendere.

L’annuncio della scomparsa del regista e disegnatore giapponese, dalla cui fantasia sono nati popolari cartoni nipponici, è stato dato da Toshio Suzuki, produttore dello Studio Ghibli, durante il Tokyo Anime Awards Festival 2021.

La carriera di Yasuo Otsuka

Una carriera brillante e segnata dai successi quella di Otsuka, che ha partecipato a molti dei primi primi film giapponesi d’animazione degli anni ’50 e ’60, tra i quali La leggenda del serpente bianco, La grande avventura del principe Valiant, Robin e i due moschettieri e mezzo, Il piccolo principe e il drago a otto teste, Il gatto con gli stivali.

Otsuka è stato poi animatore, direttore delle animazioni e disegnatore di Lupin III, di cui ha curato le prime due serie tv e svariati film e special (si deve a lui la scelta dei colori delle giacche e la famosa 500 gialla). Entrato nello staff della Nippon Animation, Otsuka ha diretto l’animazione della serie Conan il ragazzo del futuro e le rocambolesche scene d’azione di Il fiuto di Sherlock Holmes.

Tra le altre opere di cui ha diretto l’animazione, i due film di Panda! Go Panda! e altri lungometraggi di Lupin III, quali Lupin III – La cospirazione dei Fuma nel 1987 e Lupin III – Le profezie di Nostradamus nel 1995. Lasciata la professione si era dedicato all’insegnamento delle tecniche d’animazione alla Yoyogi Animation Academy. Nel 2019 aveva ricevuto un premio speciale dalla Japan Academy Film Prize Association.

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Cosa ne pensa il Giappone di Clubhouse?

Clubhouse, chi non ne ha sentito parlare nelle ultime settimane! Ma vediamo cosa sta succedendo in Giappone.

Come saprete (o state per scoprire) si tratta di un nuovo social network nato lo scorso anno per consentire, solo a chi ha un Iphone ed è stato invitato, di scegliere uno degli argomenti presenti o proporne uno nuovo e dar voce ai propri pensieri. “Voce”, è proprio questa la parola chiave di Clubhouse, che infatti si basa esclusivamente sullo scambio di parole, in tempo reale e non registrabili, tra i partecipanti ad una determinata “room”.

L’esclusività (solo per chi ha uno smartphone con sistema IOS e solo su invito), la pandemia che ci rende più isolati, la presenza di diversi Vip, sono probabilmente tra le motivazioni che ne stanno facendo una delle app più scaricate in diversi paesi.

Clubhouse spopola in Giappone

Anche il Giappone non è rimasto indenne alla curiosità. Secondo il Japan Times, dal debutto all’inizio del 2021, Clubhouse è salita in cima alla classifica dei download gratuiti nell’App Store di Apple, con più di 440 mila download in una sola settimana.

Ma di cosa parlano i giapponesi? Animali, amore, spiritualità, amicizia. Ma non solo. Clubhouse attira anche moltissimi Vip, come Yusaku Maezawa, miliardario del mondo della moda che ha acquisito popolarità attraverso giveaway su Twitter che l’ha aiutato a diventare, con più di 10 milioni di followers, l’account giapponese più seguito della piattaforma. Ebbene, sta spostando le sue attività proprio su Clubhouse.

Ma non è l’unico “personaggio famoso” giapponese a partecipare alle conversazioni sul social network: il produttore hip-hop e DJ Taku Takahashi ai vertici delle classifiche ha moderato jam session sperimentali per un pubblico che ha superato i 1.500 ascoltatori. La comica Naomi Watanabe ha più di 383.000 seguaci. L’esperto di salute pubblica Dr. Takahiro Kinoshita ospita uno spettacolo mattutino con virologi e risponde alle domande del pubblico. E il ministro della riforma della regolamentazione e dei vaccini Taro Kono ha recentemente partecipato a una chat con più di 1.800 ascoltatori.

Cultura, chiacchierate leggere, ma anche informazione da fonti autorevoli. Insomma, ce n’è per tutte….le orecchie!

Che sia solo una meteora? O davvero la voce diverrà la nuova frontiera del mondo social? Certamente, la voglia e la curiosità di sperimentare questa nuova piattaforma sta spopolando un po’ ovunque e, come visto, non possiamo che esser certi che anche i giapponesi ne siano al momento entusiasti.

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Negative Cafè. Il primo bar per chi è triste è a Tokyo

“Negative people only”. E’ la dicitura che campeggia all’ingresso in un nuovo locale di Tokyo.

Può lasciare sbalorditi o incuriositi la decisione di creare un bar soltanto per persone tristi e malinconiche. Eppure è proprio cosi, da oggi chi ha un’indole pessimista o semplicemente non ha avuto una giornata facile può scegliere di trascorrere del tempo in un luogo dedicato alla negatività.

Il locale si chiama Negative Cafè and Bar Mori Ouchi, e si trova nel quartiere di Shimokitazawa, uno dei preferiti dagli studenti universitari, ideale per la sua socialità.

Può sembrare un controsenso, ma l’idea è quella di lasciar spazio a tutte le emozioni: se di solito si frequenta un locale per passare del tempo in compagnia e divertirsi, qui accade esattamente il contrario. Si può vivere la propria solitudine senza essere visti come quelli “strani”. Anche chi non ha voglia di divertirsi ha diritto a poterlo fare in un luogo accogliente.

Non immaginatevi infatti uno spazio triste o lugubre: Mori Ouchi, significa “casa della foresta” ed è in questo stile che il locale è stato pensato, a tema boschivo, con tocchi rustici, molte piante, persino qualche acquario. I tavoli sono racchiusi in caratteristiche cabine di legno.

La gente dice sempre che essere positivi è buono ed essere negativi è sbagliato – ha spiegato il proprietario – ma non penso che essere di mentalità negativa sia una cosa così brutta. Penso che molte persone negative tendano a essere riservate nel loro atteggiamento, che è una forma di gentilezza, e ho pensato che sarebbe stato bello che ci fosse un posto rilassante per loro“. 

Per entrare nel Negative cafè bisogna però rispettare alcune regole. Prima di tutto solo le donne sono ammesse non accompagnate, mentre gli uomini non sono ammessi a meno che non ci sia una donna nel gruppo. Poi, una volta dentro, nonostante sia consentito portarsi del cibo da casa, bisogna consumare almeno un drink.

A scelta, sulla carta del menù, i cocktail hanno nomi che rispecchiano a pieno il clima che si respira tra le mura del bar. Eccone alcuni esempi: “Al mio compleanno mia madre mi ha mandato un melone dalla campagna, e non ho avuto il cuore di dirle che non mi piace molto il melone” oppure “Ieri ho seppellito la bambola Kokeshi maledetta nel profondo della foresta di montagna, ma quando mi sono svegliato questa mattina era di nuovo sul mio scaffale“.

Insomma, malinconici e malinconiche, pessimisti e pessimiste, è arrivato anche il vostro momento!
Che non sia, però, solo una geniale scusa per bere un cocktail in totale relax?

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Kirigami Vs Origami

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Il Kirigami 切り紙 è una straordinaria forma d’arte giapponese che per essere praticata ha bisogno solo della carta, di un taglierino e della tua immaginazione!

Kirigami e origami sono spesso confusi, ma queste due tecniche non sono la stessa cosa. Come il fratello origami, anche il kirigami dà vita a sculture di carta, ma a differenza della più nota arte della carta, il kirigami consente di tagliarla oltre che piegarla.

La parola significa infatti “tagliare” (dal verbo 切る kiru) “la carta” (紙 kami).

Inoltre negli origami puri non è consentito l’uso della colla, cosa che invece è accettabile nei kirigami, dove gioca un ruolo importantissimo anche la simmetria.

Il kirigami è un’attività estremamente creativa e gratificante, e sta diventando sempre più popolare sia per i principianti che per i professionisti. Sebbene non sia popolare come l’origami, è possibile trovare molti esempi di quest’arte intorno a noi. Un’ondata di biglietti di auguri riempie infatti molti negozi, i disegni in carta intagliata sono utilizzati per decorare confezioni o utilizzati in progetti di arredamento per la casa. Le sculture risultanti sono incredibili ed esteticamente piacevoli da guardare!