Non manca ormai molto alle festività e oggi vorrei parlarvi di una bellissima usanza giapponese che riguarda proprio la fine dell’anno…o meglio, l’inizio di quello nuovo!
Si tratta di una tradizione che ogni 1° gennaio riempie le cassette postali (quelle reali!!!) di tantissimi giapponesi con i migliori auguri di amici e parenti per il nuovo anno. E che dire, per il 2022 ce ne sarà ancora bisogno considerati gli eventi del 2021 che stiamo per lasciarci alle spalle.
Ebbene, quella mattina anche in un paese tecnologizzato come il Giappone ci si sveglia con la curiosità di aprire la cassetta postale! Per un giorno (…o solo per una mezz’ora?) si dimenticano smartphone, email, computer e si torna indietro nel tempo. La cassetta postale è quasi sempre piena di Nengajō (年賀状), cartoline di auguri giapponesi con disegni, stampe, pensieri scritti dalle persone più vicine. La personalizzazione delle cartoline è molto importante, quasi sempre l’indirizzo viene scritto a mano sfoggiando la propria capacità nello shodō, l’arte della scrittura.
E, in evidenza, c’è sempre il segno zodiacale dell’anno nuovo: il 2022 sarà quello della tigre e ci auguriamo che abbia davvero la forza di questo splendido felino.
Fino al periodo Meiji (1868-1912), era consuetudine effettuare delle visite a Capodanno per portare gli auguri ad insegnanti, parenti, vicini di casa e a tutti quelli con i quali si erano avuti dei rapporti. In seguito, con l’avvento di un efficiente sistema postale, la gente ha iniziato a mandare gli auguri di fine anno quasi esclusivamente con i nengajō.
I nengajō sono una tradizione veramente molto sentita, oltre a permettere alle persone di sentirsi più vicine (e quest’anno probabilmente ce ne sarà ancora più bisogno), nessuno vi rinuncia, a meno che una famiglia non abbia vissuto un lutto recente. Questa grande “richiesta” di spedizioni (si parla di più di 4 miliardi di nengajō ogni anno),fa sì che le poste giapponesi in questo periodo dell’anno si facciano aiutare da studenti, per consentire ai biglietti di raggiungere per tempo i propri destinatari.
Se anche voi volete fare gli auguri per il nuovo anno o per Natale ai vostri familiari e amici in modo originale, provate a dare un’occhiata alleproposte in origami dell’Acero rosso: bigliettini realizzati completamente a mano su cui scrivere i vostri pensieri e messaggi.
Se d'estate siete in Giappone a soffrire il caldo, potete sempre "raggelarvi" con questi racconti spaventosi di demoni giapponesi, purché facciate poi attenzione a camminare da soli nelle prime ore della notte.
Il Giappone è pieno di demonigiapponesi e fantasmi che spuntano dagli angoli più bui. Tra questi gli yūrei幽霊 (da yū “evanescente” ma anche “oscuro” e rei 霊 “anima” o “spirito”) e gli yōkai 妖怪 (da yō 妖 “maleficio” e kai 怪 “manifestazione inquietante”) fanno parte del folklore giapponese da secoli, raccontati già nel VIII secolo nel Kojiki 古事記 (Registro di avvenimenti antichi), un testo che rappresenta la prima testimonianza di mitologia giapponese e che racconta la creazione del Giappone. Oggi appaiono in manga, anime, videogiochi e film.
La principale differenza tra gli yōkai e gli yūrei consiste che mentre i primi possono essere classificati a metà tra spiriti e demoni e comprendono animali, umanoidi e oggetti, i secondi sono veri e propri fantasmi, divenuti tali in caso di morte violenta o improvvisa e in caso di riti funebri svolti in modo scorretto.
Ecco qui 8 dei principali demoni e fantasmi giapponesi che vi faranno venire i brividi lungo la schiena in questa calda stagione estiva.
Kitsune(狐, Kitsune) è la parola giapponese per volpe. Le volpi sono un argomento molto comune del folklore giapponese e molte storie le descrivono come esseri intelligenti e in possesso di abilità magiche che aumentano con la loro età e saggezza. Secondo la tradizione, tutte le volpi hanno la capacità di trasformarsi in uomini o donne, più frequentemente in seducenti donne. Mentre alcuni racconti le ritraggono come esseri spregevoli che con la loro bellezza ingannano gli uomini, in altri sono invece fedeli guardiani, amici, amanti e mogli.
La figura della kitsune è diventata strettamente legata a Inari, il kami shintoista della fertilità, dell’agricoltura e del riso, a cui le kitsune sono al servizio come messaggere. Questo ruolo ha rafforzato il significato soprannaturale della volpe. Più code ha una kitsune – può arrivare ad averne fino a nove – più è anziana, saggia e intelligente. A causa del loro potenziale potere e influenza, in alcuni casi viene venerata come divinità.
DEMONI GIAPPONESI: YUKI-ONNA
La yuki-onna 雪女 o “donna delle nevi” è una categoria di yōkai da cui sarebbe bene tenersi alla larga! Caratterizzata da una bellezza sconvolgente, dalla pelle bianca come la neve e dai lunghi capelli corvini, questo essere soprannaturale vaga su un terreno innevato e sembra non lasciare impronte dietro di sé!
Molte storie che ruotano attorno a questa figura provengono dalle innevate prefetture settentrionali del Giappone come Aomori e Akita nella regione di Tōhoku. In alcune versioni è un vampiro delle nevi che succhia le anime dalle sue vittime, mentre in altre usa la sua bellezza soprannaturale per attirare gli uomini nel freddo per poi lasciarli congelare a morte.
Tra le ragioni della sua crudeltà, c’è quella secondo cui si pensa che in vita fosse stata una bellissima donna uccisa nella neve, e quindi ora farebbe lo stesso con gli altri per vendicarsi.
CHŌCHIN-OBAKE
Il Chōchin-obake 提灯お化け (letteralmente “fantasma della lanterna di carta”) non è crudele come gli altri yōkai, ma è un giocherellone che si diverte a spaventare i passanti, con la sua grande lingua, gli occhi rotanti e la sua chiassosa risata. Di solito sono fatti di bambù e carta o seta.
L’origine di questo yōkai è sconosciuta, non compare in nessun testo antico e si pensa sia stato inventato per spaventare i bambini. Nella mitologia giapponese però compaiono gli tsukumogami, che sono strumenti o oggetti divenuti yōkai dopo 100 anni. Quindi si pensa che una normale lanterna possa diventare un chōchin obake dopo gli stessi anni. Questo pensiero ha radici nella religione shintoista, per cui tutti gli oggetti, anche quelli inanimati, hanno un’anima.
Se sei in Giappone e vuoi sfuggire a questo yōkai birichino, forse sarebbe meglio evitare luoghi pieni di lanterne!
JORŌGUMO
La Jorōgumo (絡新婦) o donna-ragno è uno yōkai dalla forma di un ragno che può cambiare aspetto in quello di una donna seducente quando vuole mangiare un essere umano. Anche quando è nella sua forma umana, il suo riflesso mostrerà sempre un ragno gigante.
La leggenda della jōrogumo si basa sul reale ragno tessitore di sfere dorate, chiamato Nephila, che si trova in tutto l’arcipelago giapponese, ad eccezione dell’ Hokkaidō. Questi ragni sono rinomati per le loro grandi dimensioni, i loro colori vivaci e belli, le ragnatele grandi e forti che tessono per intrappolare e divorare lentamente gli uomini giovani. Quando il ragno raggiunge i 400 anni, sviluppa poteri magici e si trasforma in una jorōgumo, iniziando a catturare uomini piuttosto che insetti.
Le jorōgumo non sono gli unici ragni killer in Giappone. Gli tsuchigumo (土蜘蛛, “ragno di terra”), sono enormi ragni vagabondi con facce simili a quelle umane che si nascondono negli angoli e negli spazi bui.
GASHADOKURO
Le povere e sfortunate ossa di coloro che sono morti sul campo di battaglia si trasformano in gashadokuro がしゃどくろ “scheletri affamati”. Questi yōkai si formano in luoghi dove si trovano masse di scheletri, come in quei villaggi dove la fame o la malattia hanno spazzato via la popolazione.
Dal momento che sono morti senza un’adeguata sepoltura o riti funebri, le anime e le ossa si uniscono e creano uno scheletro gigante, 15 volte più grande di una persona normale. Gli spettri scheletrici si nutrono di viaggiatori solitari, staccando loro la testa a morsi, banchettando con le loro ossa e bevendo il loro sangue, in stile Dracula.
Potresti aver visto questo yōkai nel famoso ukiyo-e “La strega Takiyasha e lo spettro dello scheletro” di Utagawa Kuniyoshi.
KAPPA
Questapiccola creatura dalle sembianze umane ha un guscio simile a una tartaruga, una pelle squamosa verde e un piatto sulla testa che deve essere sempre riempito d’acqua per rimanere in vita. Vivono nei fiumi, laghi e altri corsi d’acqua del Giappone.
Nello shintoismo, i kappa sono rispettati come divinità dell’acqua e a volte nei santuari giapponesi si possono vedere vere e proprie statue che li raffigurano. Una delle stranezze dei Kappa è che vanno matti per i cetrioli (da cui deriva il kappa-maki, un tipo di sushi con all’interno il cetriolo), oltre al fatto che non infrangono mai una promessa. Possono essere più docili e collaborativi, aiutando gli esseri umani, o minacciosi, gettando animali nell’acqua per affogarli o mangiando bambini, di cui sono ghiotti.
Oggi vengono spesso usati infatti nella narrativa dell’infanzia per spaventare i bambini disobbedienti. Oltre a mangiare cetrioli, si nutrono anche di intestini umani crudi.
YAMAUBA
Se questo autunno avete in programma di fare escursioni in montagna, potreste volerci ripensare, visto che lì troverete la yamauba山姥 “strega di montagna”. Queste streghe decrepite, raffigurate come donne anziane con i capelli disordinati e kimono sporchi, sono note per offrire rifugio ai viaggiatori stanchi solo per ucciderli una volta addormentati.
Le yamauba erano una volta donne normali, ma sono fuggite nella foresta dopo essere state accusate di crimini. Un’altra teoria è che furono vittime di ubasute(姥捨て), letteralmente “abbandonare una donna anziana”, un’usanza dell’antico Giappone che consisteva nel condurre i propri anziani in un posto lontano per lasciarli morire. Durante i periodi difficili come carestie e siccità, ci si liberava di loro per non farli pesare sui giovani membri della famiglia. Una volta abbandonati, questi si arrabbiavano, diventando cannibali e praticando la magia nera.
Tuttavia, in alcune storie, sono esseri benevoli. Ad esempio, una yamauba potrebbe regalare un tesoro o una fortuna a uno sconosciuto gentile. Nella prefettura di Aichi le yamauba sono viste come divinità protettive.
KUCHISAKE-ONNA
La kuchisake-onna è una yūrei malignae contemporanea, il cui nome si traduce letteralmente in “donna con la bocca a fessura“. Secondo una leggenda quando era viva, suo marito la punì per i suoi atti di adulterio tagliandole la bocca da un orecchio all’altro.
Questo fantasma appare quindi come una bellissima e giovane donna che indossa una maschera chirurgica, con in mano un’arma affilata, simile a un paio di forbici. Dopo essersi avvicinata alle persone di notte, fa loro una domanda con intenzioni sinistre.
” Watashi, kirei ?” “Sono bella?”. Se la risposta è no, verrete uccisi all’istante. Se invece è sì, si toglierà la maschera chirurgica rivelando la sua raccapricciante bocca. Con un grande sorriso, mostrando i denti aguzzi, chiederà “che ne dici adesso?” Se la risposta è negativa, finirete smembrati dal fantasma, in caso sia positiva invece vi renderà “belli” come lei tagliandovi, la bocca da un orecchio all’altro. Un incontro con una kuchisake-onna, quindi, è una condizione inevitabilmente di perdita, che porta sempre alla morte.
La donna assassina è apparsa brevemente nel film dello Studio Ghibli del 1984 Pom Poko e diversi film horror giapponesi sono stati realizzati con la sua storia come premessa.
E voi, quale tra questi fantasmi o demoni giapponesi preferite?
Anche se il Giappone evoca un’immagine di scintillante modernità, i giapponesi sono comunque riusciti a mantenere un profondo legame affettivo con la natura. Questo attaccamento, dovuto alla religione shintoista, è cresciuto nei secoli, testimoniato dai numerosi festival oggi presenti, il più famoso dei quali onora i ciliegi (Sakura, Prunus x yedoensis “Somei Yoshino”).
In Giappone i fiori esprimono simboli molto profondi e fungono spesso da elementi decorativi, a testimoniare l’affetto dei giapponesi per le piante e il ciclo delle stagioni.
La primavera e i suoi fiori di pruno
Mentre sembra difficile stabilire con quale fioritura inizi l’anno, quella dei susini (Ume, Prunus mume) e dei peschi (Momo, Prunus persica) preannunciano innegabilmente l’arrivo della primavera.
Numerose sono le testimonianze d’amore per questi primi fiori e le raccolte di poesie del periodo Heian (794-1185) lo confermano. Il Man’yōshū o “Raccolta di diecimila foglie” e il Kokin Wakashū o “Raccolta di poesie antiche” riuniscono poesie waka (in 31 sillabe) in onore dei fiori e delle stagioni.
In Giappone la fioritura dei susini è associata anche all’arrivo di un piccolo passeriforme, il mejiro (Zosterops japonicus), che con la sua visita segna la fine dell’inverno.
La triade di buon augurio
Uccelli, fiori e stagioni sono onnipresenti nell’arte giapponese e i pittori, dal X secolo in poi, si dedicarono a diversi movimenti tra cui lo shiki-e o “pittura delle stagioni” e il kachō-e, “pittura di fiori e uccelli”.
I rami degli alberi in fiore sono senza dubbio il soggetto preferito del kachō-e con rappresentazioni che simboleggiano buoni auspici. Una delle più popolari, chiamata Shochikubai 松竹梅, combina rami di pino 松 (matsu), foglie di bambù 竹 (take) e fiori di pruno 梅 (ume). Questa triade è frequentemente riprodotta sui kimono a testimonianza della forza di questi tre soggetti che sfidano il rigore dell’inverno: il pino e i suoi persistenti aghi verdi, i bambù resistenti al peso della neve e il susino che sfida il freddo per offrire i primi fiori dell’anno.
La camelia
Le camelie (Tsubaki, Camellia japonica) offrono la loro migliore fioritura a marzo, anche se fioriscono nell’arcipelago durante la stagione fredda. La specie fu descritta per la prima volta dai botanici inglesi alla fine del XVII secolo e poi largamente importata in Europa dove fu poi denominata “rosa giapponese”.
In Giappone le varietà più diffuse sono quelle con i fiori semidoppi rossi o bianchi e le varietà multiple con i petali rosa.
Sotto una pioggia di petali
Dopo i fiori invernali vengono quelli della primavera con i sakura e i loro petali distinguibili, delicatamente divisi a metà.
Questa fioritura effimera è la scena dell’hanami 花見, letteralmente “guardare i fiori”, una tradizionale usanza in cui i giapponesi approfittano per incontrarsi nei parchi e godersi questi momenti di leggerezza sotto una pioggia di petali di ciliegio. Questa spettacolare fioritura prosegue per due settimane e il fenomeno è talmente importante che dal 1950 esistono specifiche previsioni chiamate sakura senzen 桜前線, letteralmente “fronte dei ciliegi”, un vero e proprio meteo fornito dall’Agenzia Meteorologica Nazionale.
Il picco è generalmente apprezzato a Tōkyō e Kyōto durante i primi giorni di aprile, anche se nel 2021 è arrivato con un anticipo di 12 giorni.
Hanafuda, il gioco dei fiori
Onnipresenti nella cultura giapponese, i fiori sono apprezzati tutto l’anno. Ne è un esempio il popolare gioco giapponese Hanafuda 花札, letteralmente “carte dei fiori”, che con le sue 48 carte e 12 serie mensili associate ad una specie botanica, mette in evidenza il forte legame tra le stagioni e le fioriture.
In questo gioco, creato durante il periodo Meiji (1868-1912), i sakura sono presenti sulle carte per il mese di marzo.
Il glicine
Quando i fiori di sakura appassiscono, questo spettacolo troppo breve viene lentamente dimenticato grazie allo sbocciare di nuovi fiori.
Dalla fine di marzo i primi glicini (Fuji, Wisteria floribunda), le azalee (Tsusuji, Azalea japonica), le peonie arboree e a foglia, rispettivamente denominate botan (Paeonia suffructicosa) e shakuyaku (Paeonia lactiflora), fanno la loro comparsa sul palcoscenico dei fiori.
Tra questi il glicine offre uno degli spettacoli botanici più suggestivi. Come il sakura, il glicine è una pianta molto apprezzata e alcuni esemplari secolari sono oggetto di feste.
Il fiore è anche uno dei protagonisti delle carte Hanafuda, comparendo su quelle di aprile.
Le peonie
A fine aprile cambiano i colori e sono i fiori di peonia che arrivano per incantare i giardini. Di origine cinese, questi fiori rappresentano il successo e la prosperità. Sono presenti in molti giardini, come quelli del Santuario Tōshō–gū che celebrano Ieyasu Tokugawa, l’unificatore del Giappone feudale.
Ogni anno i festival mostrano magnifici esemplari di peonie arboree, i cui fiori, essendo fragili, vengono protetti con grande cura. In inverno, infatti, vengono riparati dalla neve sotto capanne di vimini, mentre in primavera delicati ombrelli di carta li proteggono dai raggi del sole.
Le radici di peonia sono anche usate come rimedi medicinali in tutta l’Asia orientale, per le loro importanti proprietà anti infiammatorie.
Una volta appassite, le peonie lasceranno il posto agli iris (Hanashōbu, Iris ensata) e alle prime ortensie (Ajisai, Hydrangeas macrophylla), che con il loro arrivo segneranno l’inizio della stagione delle piogge.
E’ morto lo scorso 1 agosto a 77 anni Masami Suda, il padre di Ken il guerriero, uno dei più grandi animatori mai esistiti, dopo cinquant’anni di carriera nella regia e direzione di numerosi anime.
L’annuncio della scomparsa del character designer e animatore giapponese è stato condiviso solo poche ore fa da Yamato Video, editore italiano degli anime di Ken Shiro, anche se la sua morte risale a due settimane fa. Come succede spesso in questi casi infatti, prima di dichiarare pubblicamente la scomparsa passano diversi giorni, per consentire ai familiari di riunirsi in lutto.
La carriera di Masami Suda
Nato nel 1943 nella prefettura di Saitama, Masami Suda debutta nella casa di produzione Tatsunoko, dove ha affinato il suo stile realistico e creativo, lavorando su serie importanti come Judo Boy (Kurenai Sanshiro nella versione originale), e Speed Racer (Mach Go Go Go nella versione originale trasposta anche in un film live-action hollywoodiano), passando poi per Kagaku Ninjatai Gatchman e Uchu No Kishi Tekkaman.
Ken il Guerriero
Dopo le prime esperienze è passato alla Toei Doga, poi cambiata in Toei Animation, ed è qui, tra gli anni ’80 e ’90, che la sua carriera raggiunge l’apice del successo e dove inizia a lavorare alla saga di Hokuto no Ken, noto come Ken il guerriero, personaggio divenuto famoso in tutto il mondo. Masami Suda ha l’arduo compito di dover semplificare le fattezze del manga creato da Tetsuo Hara, per adattarle ad una serie animata. Il maestro curerà anche il film del 1986 e la seconda serie Hokuto no Ken 2 del 1987.
Fra gli altri titoli importanti ci sono SF Saiyuki Starzinger del 1978, Ganbare Genki (Forza Sugar) e Rokudenashi Blues, mai arrivati in Italia, fino a Slam Dunk dove curerà la direzione dell’animazione per molti episodi.
Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Se continui ad utilizzare questo sito noi assumiamo che tu ne sia felice.OkRifiuta