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Il Giappone e il suo profondo amore per i fiori in tutte le stagioni

Anche se il Giappone evoca un’immagine di scintillante modernità, i giapponesi sono comunque riusciti a mantenere un profondo legame affettivo con la natura. Questo attaccamento, dovuto alla religione shintoista, è cresciuto nei secoli, testimoniato dai numerosi festival oggi presenti, il più famoso dei quali onora i ciliegi (Sakura, Prunus x yedoensis “Somei Yoshino”).

In Giappone i fiori esprimono simboli molto profondi e fungono spesso da elementi decorativi, a testimoniare l’affetto dei giapponesi per le piante e il ciclo delle stagioni.

La primavera e i suoi fiori di pruno

Mentre sembra difficile stabilire con quale fioritura inizi l’anno, quella dei susini (Ume, Prunus mume) e dei peschi (Momo, Prunus persica) preannunciano innegabilmente l’arrivo della primavera.

Numerose sono le testimonianze d’amore per questi primi fiori e le raccolte di poesie del periodo Heian (794-1185) lo confermano. Il Man’yōshū o “Raccolta di diecimila foglie” e il Kokin Wakashū o “Raccolta di poesie antiche” riuniscono poesie waka (in 31 sillabe) in onore dei fiori e delle stagioni.

In Giappone la fioritura dei susini è associata anche all’arrivo di un piccolo passeriforme, il mejiro (Zosterops japonicus), che con la sua visita segna la fine dell’inverno.

La triade di buon augurio

Uccelli, fiori e stagioni sono onnipresenti nell’arte giapponese e i pittori, dal X secolo in poi, si dedicarono a diversi movimenti tra cui lo shiki-e o “pittura delle stagioni” e il kachō-e, “pittura di fiori e uccelli”.

I rami degli alberi in fiore sono senza dubbio il soggetto preferito del kachō-e con rappresentazioni che simboleggiano buoni auspici. Una delle più popolari, chiamata Shochikubai 松竹梅, combina rami di pino 松 (matsu), foglie di bambù 竹 (take) e fiori di pruno 梅 (ume). Questa triade è frequentemente riprodotta sui kimono a testimonianza della forza di questi tre soggetti che sfidano il rigore dell’inverno: il pino e i suoi persistenti aghi verdi, i bambù resistenti al peso della neve e il susino che sfida il freddo per offrire i primi fiori dell’anno.

La camelia

Le camelie (Tsubaki, Camellia japonica) offrono la loro migliore fioritura a marzo, anche se fioriscono nell’arcipelago durante la stagione fredda. La specie fu descritta per la prima volta dai botanici inglesi alla fine del XVII secolo e poi largamente importata in Europa dove fu poi denominata “rosa giapponese”.

In Giappone le varietà più diffuse sono quelle con i fiori semidoppi rossi o bianchi e le varietà multiple con i petali rosa.

Sotto una pioggia di petali

Dopo i fiori invernali vengono quelli della primavera con i sakura e i loro petali distinguibili, delicatamente divisi a metà.

Questa fioritura effimera è la scena dell’hanami 花見, letteralmente “guardare i fiori”, una tradizionale usanza in cui i giapponesi approfittano per incontrarsi nei parchi e godersi questi momenti di leggerezza sotto una pioggia di petali di ciliegio. Questa spettacolare fioritura prosegue per due settimane e il fenomeno è talmente importante che dal 1950 esistono specifiche previsioni chiamate sakura senzen 桜前線, letteralmente “fronte dei ciliegi”, un vero e proprio meteo fornito dall’Agenzia Meteorologica Nazionale.

Il picco è generalmente apprezzato a Tōkyō e Kyōto durante i primi giorni di aprile, anche se nel 2021 è arrivato con un anticipo di 12 giorni.

Hanafuda, il gioco dei fiori

Onnipresenti nella cultura giapponese, i fiori sono apprezzati tutto l’anno. Ne è un esempio il popolare gioco giapponese Hanafuda 花札, letteralmente “carte dei fiori”, che con le sue 48 carte e 12 serie mensili associate ad una specie botanica, mette in evidenza il forte legame tra le stagioni e le fioriture.

In questo gioco, creato durante il periodo Meiji (1868-1912), i sakura sono presenti sulle carte per il mese di marzo.

Il glicine

Quando i fiori di sakura appassiscono, questo spettacolo troppo breve viene lentamente dimenticato grazie allo sbocciare di nuovi fiori.

Dalla fine di marzo i primi glicini (Fuji, Wisteria floribunda), le azalee (Tsusuji, Azalea japonica), le peonie arboree e a foglia, rispettivamente denominate botan (Paeonia suffructicosa) e shakuyaku (Paeonia lactiflora), fanno la loro comparsa sul palcoscenico dei fiori.

Tra questi il glicine offre uno degli spettacoli botanici più suggestivi. Come il sakura, il glicine è una pianta molto apprezzata e alcuni esemplari secolari sono oggetto di feste.

Il fiore è anche uno dei protagonisti delle carte Hanafuda, comparendo su quelle di aprile.

Le peonie

A fine aprile cambiano i colori e sono i fiori di peonia che arrivano per incantare i giardini. Di origine cinese, questi fiori rappresentano il successo e la prosperità. Sono presenti in molti giardini, come quelli del Santuario Tōshō che celebrano Ieyasu Tokugawa, l’unificatore del Giappone feudale. 

                 

Ogni anno i festival mostrano magnifici esemplari di peonie arboree, i cui fiori, essendo fragili, vengono protetti con grande cura. In inverno, infatti, vengono riparati dalla neve sotto capanne di vimini, mentre in primavera delicati ombrelli di carta li proteggono dai raggi del sole.

Le radici di peonia sono anche usate come rimedi medicinali in tutta l’Asia orientale, per le loro importanti proprietà anti infiammatorie.

Una volta appassite, le peonie lasceranno il posto agli iris (Hanashōbu, Iris ensata) e alle prime ortensie (Ajisai, Hydrangeas macrophylla), che con il loro arrivo segneranno l’inizio della stagione delle piogge.

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